Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Solle: “Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?”. “Non glielo spiegherei” rispose. “Gli darei un pallone per farlo giocare”. (Eduardo Galeano)

Queste frasi racchiudono la vera essenza del calcio. Il ruolo di un Mister, di un istruttore, di un educatore, non è semplice. Sei costantemente soggetto a critiche, costruttive e non. A volte puoi argomentare le tue tesi, altre  volte non puoi discutere con il genitore esigente che credo di avere il fenomeno del nuovo millennio in casa. Gli elogi sono pochi e quasi sempre legati ai risultati, quel famoso punteggio che nel calcio giovanile non dovrebbe contare nulla. E’ vero, nessuno di noi vuole perdere, nè i grandi nè i piccoli, nè il Mister nè l’atleta. E quando prevale lo spirito agonistico potrebbe essere proprio il Mister a sbagliare “privilegiando” il ragazzo che è tecnicamente più avanti. Il Mister è un umano e può sbagliare. Ma è lui che ogni giorno cerca di insegnare qualcosa ai ragazzi, è lui che gioisce, si diverte,ride e si dispera con loro. Ed è proprio il Mister che tratterà questi bambini come figli, come fratelli perchè il rapporto che si instaura su un campo sarà incancellabile.